mercoledì 2 settembre 2015

Ricordo lontano di un giovane morto assiderato, di Gerardo Rosci

A Petrella Liri, all’incrocio della strada per Cappadocia e per Tagliacozzo c'è ancora, sulla scarpata, una piccola croce di ferro con delle iniziali. Sono tre lettere, delle quali ricordo soltanto le ultime due: …DN (1). Certamente pochi, oramai, conoscono il motivo di quella croce in quel posto. Rivedo ancora, con gli occhi di un bambino di circa sei anni, il corpo di quel povero giovane riverso bocconi sulla neve, coperto da un telo verdastro, lì, all’incrocio della strada tra Petrella e Cappadocia. Credo che fosse l’inverno del ’44. Un inverno veramente rigido. Quell’anno di neve ne aveva fatta veramente tanta. La strada per Tagliacozzo era intransitabile e proibitiva, ciò nonostante c’era, talvolta, qualche povero disperato e temerario che, in assenza di mezzi di locomozione, si avventurava a piedi, per tornare in paese per una strada completamente deserta. Quel povero ragazzo era lì disteso, con la testa adagiata sugli avambracci seminudi ed arrossati dal gelo che gli facevano da cuscino. Sembrava che dormisse; ma era un sonno così profondo che neppure il vento gelido che gli muoveva la neve sul viso lo disturbava più. Mi avvicinai, insieme a qualche altro bambino, proprio nel momento in cui un uomo sollevava per un attimo il telo. Era un giovane di Castellafiume che in quella terribile notte, quando persino i lupi non si sarebbero mossi dalle loro tane, si era avventurato da Tagliacozzo sulla strada per raggiungere il suo paese (2). La tormenta lo aveva sorpreso lungo il cammino, ma non essendoci nessun rifugio lungo il percorso, era riuscito ad arrivare a Petrella Liri.
Solo al pensiero di come, quel povero ragazzo, si era trascinato per quei suoi ultimi tre o quattrocento metri, riprovo un brivido gelido come l’aria di quella mattina. Le impronte delle sue mani e dei suoi piedi partivano dal bivio della croce fino giù al piazzale. Qui si era avvicinato alle porte dell’osteria, chiusa da ore; non aveva avuto la forza di farsi sentire chiedendo aiuto. Nel buio più nero, che allora l’illuminazione era quasi inesistente, il poverino, disorientato ed accecato dalla neve, aveva continuato il suo disperato cammino. Procedendo carponi, mani e piedi come un animale sperduto, aveva ripreso la strada da dove era arrivato, dirigendosi verso Cappadocia. Ma lì, appena una decina di metri dopo l’incrocio la morte silenziosa e gelida era scesa su di lui, leggera, come un sonno profondo ed eterno.
Nel luglio 2015 alla croce, che qualche mese prima era stata momentaneamente rimossa per lavori, è stata data una migliore e più decorosa sistemazione, grazie alla Proloco di Petrella Liri e a Fernando D'Innocenzo, a cui vanno sinceri ringraziamenti.


Gerardo Rosci


NOTE:

(1) Dai commenti di alcuni parenti sono venuto a conoscenza del significato delle iniziali: Aniceto Di Nicola.

(2) Aniceto, che aveva 19 anni, tornava in realtà dal lavoro da Carsoli, dopo aver percorso Colli di Montebove in una tormenta di neve. Arrivato a Tagliacozzo si era avventurato ancora verso Cappadocia. Era il 17 gennaio 1944.

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