martedì 16 agosto 2016

Le ricchezze naturalistiche del versante abruzzese dei Monti Simbruini

Falco pecchiaiolo
Di Alessandro Fiorillo

Un'area ricca di specie faunistiche rare è quella relativa al versante abruzzese dei Monti Simbruini, ossia la porzione di territorio montano che si trova ad est del Fosso Fioio, lungo canale che fu confine tra il Regno delle Due Sicilie e lo Stato Pontificio fino alla proclamazione del Regno d'Italia (1), e che oggi separa le regioni del Lazio e dell'Abruzzo. Quest'area, nota anche come Monti Carseolani, ospita numerose specie di fauna selvatica, alcune delle quali particolarmente protette e persino endemiche di questo territorio (e parte di quello limitrofo). È il caso ad esempio del Picchio dalmatino ssp lilfordi, che vive nelle fitte faggete del Lazio e dell'Abruzzo, con qualche sporadica segnalazione che lo vuole presente anche in Puglia. Si tratta di un grosso picchio che ho avuto modo di osservare la prima volta nel 2014, lungo la mulattiera che da Cappadocia porta in località Pizzicapianta. Da allora sono riuscito ad osservarlo altre tre volte, nello stesso luogo del primo avvistamento ma anche nel versante laziale dei Simbruini, non lontano da Monte Tarino (1) e infine di nuovo in Abruzzo lungo il sentiero che sale verso Grotta Cola, sul Monte Arunzo (2). Questo picchio molto raro, che abbiamo la fortuna di poter osservare nelle nostre faggete, oltre ad essere un importante indicatore biologico è una specie protetta dalla Direttiva Uccelli dell'Unione europea, è pertanto molto importante tutelarne l'habitat, rappresentato appunto dai nostri fitti boschi di faggio. Restando nell'ambito dell'avifauna un'altra specie particolarmente protetta che nidifica sui nostri monti è il Grifone, reintrodotto negli anni 90 dal Corpo Forestale dello Stato sul Monte Velino, insieme al Corvo imperiale, quest'ultimo tra gli animali più intelligenti del pianeta.
Grifone
Una parte della popolazione dei grifoni reintrodotti sul Velino ha deciso di nidificare sulle falesie del Monte Arunzo e del Monte Arezzo, oggi Siti di Interesse Comunitario della Rete Natura 2000. Seguo e monitoro la colonia dei grifoni del Monte Arunzo dal 2003, e negli anni ho notato alcune significative fluttuazioni numeriche relative agli esemplari di questa popolazione. Infatti nel 2005 arrivai a contare fino a trenta esemplari in volo sull'Arunzo, poi nel corso degli anni alcuni esemplari si sono progressivamente spostati sul vicino Monte Arezzo, sulle falesie che sovrastano l'abitato di Castellafiume (3). Nel 2007 purtroppo ci fu un grave caso di avvelenamento che provocò la morte di ventiquattro grifoni, le cui carcasse furono recuperate in varie zone della Marsica. Il fenomeno dell'avvelenamento delle carcasse di bestiame morto, perpetrato da allevatori senza scrupoli che intendono colpire predatori quali il Lupo, finiscono per danneggiare soprattutto questi splendidi avvoltoi, la cui apertura alare supera i due metri e la cui utilità ecologica è particolarmente importante in quanto, da veri e propri spazzini della montagna, si cibano solo di animali morti impedendo alle loro carcasse di diventare veicolo di infezione per gli animali domestici e la fauna selvatica. Tra le altre specie di avifauna presenti in questo territorio, oltre ai gheppi, i falchi pellegrini, gli sparvieri e le poiane, abbiamo anche i falchi pecchiaioli, bei rapaci migratori un tempo perseguitati soprattutto in Calabria (4), che hanno scelto anche questa nostra porzione di Appennino per nidificare (5). Tra gli uccelli più piccoli abbiamo anche lo Zigolo muciatto, il Culbianco, il Fanello, la Tottavilla, il Prispolone, l'Allodola, il Picchio muratore, la Cincia bigia, la Cincia mora e numerosi altri. Tra i corvidi è molto comune la Ghiandaia, oltre alla Cornacchia grigia, la Gazza e il già citato Corvo imperiale, il più grande uccello dell'ordine dei passeriformi. Tra i rapaci notturni abbiamo il Gufo comune, il Barbagianni, la Civetta e da oltre dieci anni monitoro un sito di nidificazione dell'Allocco, sito nel territorio di Cappadocia. Probabile anche la presenza del Gufo reale. Per quanto concerne i mammiferi, nota è la presenza del Lupo, di cui ho avuto modo di osservare e documentare fotograficamente orme e "fatte" (6). Presenti anche i mustelidi come le faine, martore, puzzole, donnole e tassi e gli ungulati come i cervi, caprioli e cinghiali. Abbastanza numerose le lepri, che ho avuto modo di osservare in più occasioni e in luoghi diversi. Di tanto in tanto viene segnalato qualche esemplare di Orso marsicano (7), l'animale più tipico di queste terre e un tempo molto diffuso anche nella zona dell'Alta Valle del Liri e nei boschi di Cappadocia, Castellafiume e Camporotondo. Molto comuni le volpi, che talvolta si spingono fin nei centri abitati. Tra i roditori abbiamo gli scoiattoli, i ghiri e varie specie di topi selvatici, del genere Apodemus.
Rosalia alpina, fotografata il 21 luglio 2016
Molto comuni anche le talpe. Tra i rettili abbiamo la Vipera dell’Orsini e vari altri serpenti innocui. Presenti anche alcune specie di tritoni nelle acque dei fontanili di montagna, utilizzati dal bestiame domestico per abbeverarsi. Per concludere, il 21 e il 25 luglio ho osservato e fotografato due bellissimi esemplari di Rosalia alpina, posati sul tronco morto di un faggio che si trova in località Pozzacchi, tra Cappadocia e Camporotondo (8). La Rosalia alpina o Cerambice del faggio, forse l'insetto più bello in assoluto, è una specie prioritaria in Direttiva Habitat, la cui presenza giustifica l'istituzione di un SIC (Sito di Interesse Comunitario).
Il versante abruzzese dei Monti Simbruini, come del resto anche quello laziale, è un territorio particolarmente ricco di biodiversità e di specie rare e protette. Sta a noi custodire questa ricchezza naturalistica, che è importante tutelare ma anche far conoscere, affinché tutti siano consapevoli di quanta bellezza abbiamo intorno e di quanto sia importante conservarla intatta per le generazioni future, anche nell'ottica di uno sviluppo economico del territorio legato ad un turismo ecologico e sostenibile, seguendo l'esempio virtuoso di quei paesi del Parco Nazionale d'Abruzzo che in tempi relativamente recenti hanno invertito il processo di spopolamento del territorio proprio grazie ad una valorizzazione consapevole delle proprie risorse naturalistiche.


NOTE:

1 – Il 7 agosto 2016.

2 – L'8 agosto 2016.

3 – Se nell'agosto del 2005 osservai circa trenta esemplari di grifoni in volo sopra il Monte Arunzo, nel mese di agosto del 2014 ho contato un massimo di sette esemplari posati sulle falesie dello stesso monte, nell'agosto 2015 undici e in quello del 2016 otto. Tutti gli avvistamenti che ho effettuato, con relative date e numero di esemplari osservati, l'ho inseriti nel database del portale internet ornitho.it, cui tutti si possono iscrivere per segnalare le proprie osservazioni, di qualsiasi specie ornitica. Gli ornitologi di professione, grazie alle segnalazioni di birdwatcher, citizen scientist ed osservatori della natura, utilizzano i dati inseriti nel portale per elaborare i propri studi e supportare le proprie ricerche.

4 – Per un'assurda credenza locale secondo cui sparare all'"adorno" (così viene chiamato il Falco pecchiaiolo in questa regione) serve a conservare la virilità. Fortunatamente questa pratica triste e criminale (tutti i rapaci sono rigorosamente protetti) è da tempo in declino, sebbene non del tutto debellata, grazie soprattutto ai campi di vigilanza effettuati dai volontari della Lipu e di altre associazioni ambientaliste, nonché dagli agenti del Corpo Forestale dello Stato.

5 – Ne ho osservati due splendidi esemplari a distanza ravvicinata nel luglio 2015, uno dei quali stringeva un piccolo rettile tra gli artigli, forse un ramarro. Nel luglio 2016 ne ho osservati quattro esemplari, non distanti dal punto dove l'avevo osservati l'anno precedente.

6 – Gli escrementi.

7 – L'ultimo avvistamento è del 25 aprile 2016, in prossimità del centro abitato di Capistrello.

8 – Nei giorni successivi, anche a seguito delle mie segnalazioni inserite nel portale lifemipp.eu, alcuni naturalisti hanno iniziato a cercare la Rosalia alpina anche nelle faggete del versante laziale dei Monti Simbruini, ed il 7 agosto un esemplare è stato trovato sul tronco di un faggio morto nel territorio compreso tra Subiaco, Jenne e Vallepietra. La presenza di quest’ultimo esemplare è stata registrata anche dall'ufficio naturalistico del Parco Regionale dei Monti Simbruini.

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