“Ho visto
i grifoni, per la prima volta, sei anni fa. Era Febbraio, come adesso, ma non
c'era la neve.
Lo ricordo bene quel freddo pomeriggio sulla strada che va da Cappadocia a Castellafiume e taglia a metà i monti che proteggono la dolce e silenziosa Valle di Nerfa.
Ero in macchina e li ho visti volare su di me... Il grifone non è un uccello che vola: il grifone "è" il volo.
E' talmente grande che riesce con difficoltà a decollare, ha bisogno di sfruttare le correnti ascensionali calde per potersi librare.
Ma quando è in aria...
Non c'è nulla che possa paragonarsi al volo dei grifoni. Sembra che cielo, vento e sole si uniscano a dare il massimo per rendere spettacolari i volteggi, le spirali e le planate di questo vero, immenso, signore dell'aria.
Chi non ha mai visto un grifone nel cielo non può sapere veramente cosa sia il volo.
E come meravigliosi aquiloni viventi li vede probabilmente mio figlio, che si diverte a controllare, ogni volta che andiamo in quelle zone, se i grifoni sono sempre lì, su quelle rocce senza età, e quanti sono.
Chissà se li vedremo ancora a lungo? Spesso li trovano a terra, senza vita, avvelenati. Forse il mondo è troppo piccolo per animali così grandi e liberi. Piccolo come il cervello di chi li uccide, e gioca crudelmente con un mondo che è anche suo.”
Gabriele Ciutti (articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo, e sulla “Rivista dei Parchi”)
Lo ricordo bene quel freddo pomeriggio sulla strada che va da Cappadocia a Castellafiume e taglia a metà i monti che proteggono la dolce e silenziosa Valle di Nerfa.
Ero in macchina e li ho visti volare su di me... Il grifone non è un uccello che vola: il grifone "è" il volo.
E' talmente grande che riesce con difficoltà a decollare, ha bisogno di sfruttare le correnti ascensionali calde per potersi librare.
Ma quando è in aria...
Non c'è nulla che possa paragonarsi al volo dei grifoni. Sembra che cielo, vento e sole si uniscano a dare il massimo per rendere spettacolari i volteggi, le spirali e le planate di questo vero, immenso, signore dell'aria.
Chi non ha mai visto un grifone nel cielo non può sapere veramente cosa sia il volo.
E come meravigliosi aquiloni viventi li vede probabilmente mio figlio, che si diverte a controllare, ogni volta che andiamo in quelle zone, se i grifoni sono sempre lì, su quelle rocce senza età, e quanti sono.
Chissà se li vedremo ancora a lungo? Spesso li trovano a terra, senza vita, avvelenati. Forse il mondo è troppo piccolo per animali così grandi e liberi. Piccolo come il cervello di chi li uccide, e gioca crudelmente con un mondo che è anche suo.”
Gabriele Ciutti (articolo pubblicato sul quotidiano Il Tempo, e sulla “Rivista dei Parchi”)
Gyps Fulvus
è il nome scientifico del grifone, un avvoltoio che può raggiungere il peso
di 9-10 chilogrammi e una apertura alare variabile
dai 240 ai 280 centimetri. Il piumaggio si caratterizza per il colore bruno
fulvo e per la punta delle penne di colore nero. Caratteristiche sono le penne
che ricoprono la testa: brevi, setolose e biancastre. Le piume situate alla
base della testa formano il tipico collare che, nei giovani, ha un colore
marrone e negli adulti bianco. Non esiste dimorfismo sessuale e quindi maschio
e femmina non sono immediatamente distinguibili.
ABITUDINI:
E’ un animale gregario che vive e si sposta in colonie numerose. Nei momenti di riposo e nella fase di nidificazione è essenziale per il Grifone poter disporre di pareti rocciose poco accessibili, circondate da praterie e pascoli con disponibilità di cibo non indifferente.
LA RICERCA DEL CIBO:
Avvista il cibo, grazie alla sua vista acuta, durante i voli di perlustrazione. I diversi individui si tengono in contatto visivo e, appena uno di loro avvista una carcassa e scende a terra, gli altri lo seguono per andarsi a riunire in gruppo sul terreno e partecipare tutti insieme al prelibato banchetto. Le fonti di alimentazione sono carcasse di animali selvatici (cervi, caprioli, camosci, cinghiali e altro) e animali domestici (equini, bovini, ovini e caprini). Quindi, chiariamo una volta per tutte, affermare che il Grifone arreca danno agli allevatori e agli agricoltori è falso, perché, nutrendosi di animali morti, evita piuttosto che si diffondano malattie e può considerarsi un vero e proprio “spazzino” delle montagne.
LA COLONIA DEL
MONTE VELINO:
E’ costituita da circa 80 esemplari. Il reinserimento ha avuto pieno successo, e grazie alla riproduzione la popolazione è in aumento. Un ricercatore del Centro Studi ha confermato che durante il controllo della colonia di grifoni è stato avvistato un esemplare dotato di un anello di riconoscimento non usuale; un più accurato controllo della tipologia dell’anello e della sua sigla ha permesso di identificare quell’esemplare come un Grifone proveniente dalla Croazia, a riprova delle lunghe distanze che riescono a coprire questi rapaci. Questo Grifone “croato” è entrato a far parte a tutti gli effetti della colonia del Monte Velino.
DA DOVE PROVENGONO:
Gli animali liberati sul Monte Velino e nella Valle del Sagittario (tra Anversa degli Abruzzi e Scanno), provengono quasi tutti dai centri specializzati di diverse località spagnole: Extremadura, Catalogna, Navarra e Aragona, Castilla La Mancha.
DURANTE L’INVERNO:
Durante l’inverno il clima sfavorevole rende difficoltoso il reperimento del cibo da parte dei grifoni. Sono stati, quindi, predisposti dei punti di alimentazione necessari per garantire il cibo durante questo periodo dell’ anno. Gli stessi punti di alimentazione funzionano anche durante le fasi della reintroduzione, per garantire il cibo in attesa che i Grifoni diventino padroni del territorio. Queste attività, insieme a quella di attenta sorveglianza del territorio, le si debbono alla presenza delle strutture del Corpo Forestale dello Stato, coadiuvate da personale specializzato e da ricercatori. Queste strutture, visto il successo della reintroduzione, dimostrano di essere valide ed efficienti. Molto influisce anche la motivazione e la determinazione di queste sentinelle della natura: i Forestali e i ricercatori che con loro collaborano.
LA STORIA:
In Italia e nell’Appennino centrale la specie si è estinta prima del diciannovesimo secolo. Le cause sono diverse, dalle uccisioni dirette al prelievo dei giovani dal nido per scopi alimentari. Un fattore determinante, poi, è stata la diminuzione del pascolo brado e una maggiore sorveglianza del residuo bestiame pascolante, per cui anche i capi morti difficilmente potevano essere raggiunti dai grifoni. Quest’ ultimo aspetto, cioè la diminuzione del bestiame allevato a pascolo brado, è strettamente legata ai profondi cambiamenti che, in Abruzzo, ha subito l’ economia tradizionale, un tempo largamente basata, oltre che sull’agricoltura, sulla pastorizia.
IL FUTURO:
Per quanto riguarda il futuro abbiamo accennato alla iniziativa del reinserimento della specie, che procede con successo. Questo reinserimento fa parte del “progetto grifone”, che segue a quello della reintroduzione del corvo imperiale nell’ area del Monte Velino. Il “progetto grifone” coinvolge il massiccio del Monte Velino e la Valle del Sagittario, dove esistono delle condizioni favorevoli e delle similitudini con l’ area del Velino, per la quale si è passati dalla liberazione dei primi esemplari, sei anni fa, alla situazione attuale che ha visto la creazione di tre colonie di grifoni. Si può affermare che, visto anche l’ interscambio di individui fra le varie colonie, gli animali si sono inseriti molto bene nel contesto ecologico ed ambientale e, per quanto concerne l’ incremento delle colonie nell’ anno 2000, si è ottenuto un buon successo riproduttivo con l’ involamento di sei giovani grifoni. Dal vicino Velino diversi esemplari sono venuti a nidificare sul Monte Arunzo, nei pressi di Petrella Liri e Cappadocia, ed altri sono stati avvistati anche sui Simbruini.
ULTERIORI NOTIZIE SUI
GRIFONI:
La reintroduzione del Grifone nell’Appennino
centrale rientra nell’ambito di una serie di
iniziative attuate dal Corpo Forestale dello Stato finalizzate alla
ricostituzione delle reti trofiche naturali necessarie per il riequilibrio
degli ecosistemi naturali. Gli animali liberati sono quasi tutti esemplari
prelevati nei centri specializzati di varie località della Spagna (soprattutto
Extremadura, Catalogna,
Navarra e Aragona, Castilla La
Mancha). Il “progetto grifone” ha riguardato, in
tempi diversi, più di un’area delle montagne d’Abruzzo (tra cui la
Majella, dove ora la specie è presente con una
discreta popolazione). In questo caso, oltre al massiccio del Monte Velino, il
progetto ha coinvolto anche la Valle di Nerfa a
Petrella Liri (Cappadocia)
dove sul monte Arunzo vive una colonia di circa
venti esemplari. Qui le condizioni ambientali sono favorevoli, e paragonabili
a quelle che sul Velino e nelle aree limitrofe hanno portato, nel giro di
soli sei anni dalla prima liberazione, alla creazione di tre colonie, con
interscambi di individui tra le colonie stesse. Gli
animali si sono ben inseriti nel contesto ecologico
ed ambientale, con un buon successo riproduttivo. Tra gli elementi di
valutazione presi in esame per l’avvio del progetto hanno avuto particolare
rilievo:
* le condizioni ambientali, ritenute pienamente rispondenti alle esigenze della specie, come hanno confermato, tra l’altro, vari autorevoli esperti anche di fama mondiale che hanno visitato le zone del Velino (p.e. D. Huston);
* l’allevamento di numerosi capi di bestiame domestico, diversi dei quali tenuti allo stato brado per tutto l’anno; la presenza di discrete popolazioni di ungulati selvatici, tra i quali il cinghiale ed il cervo;
* le condizioni ambientali, ritenute pienamente rispondenti alle esigenze della specie, come hanno confermato, tra l’altro, vari autorevoli esperti anche di fama mondiale che hanno visitato le zone del Velino (p.e. D. Huston);
* l’allevamento di numerosi capi di bestiame domestico, diversi dei quali tenuti allo stato brado per tutto l’anno; la presenza di discrete popolazioni di ungulati selvatici, tra i quali il cinghiale ed il cervo;
* la presenza del lupo, che preda gli ungulati
selvatici, ed a volte il bestiame domestico, lasciandone spesso abbondanti
resti, e favorendo in ciò le possibilità alimentari del grifone;
* l’esistenza di una valida rete
di aree protette, all’interno delle quali i grifoni
godono della tranquillità e della protezione necessarie.
Infatti si hanno segnalazioni certe e ripetute circa l’avvistamento di
grifoni dal Gran Sasso fino al Monte Marsicano,
dai Simbruini laziali ai Monti
Lepini e sulla Majella;
* la presenza di valide strutture di gestione del
Corpo Forestale dello Stato che, oltre ad esercitare un’attenta sorveglianza
del territorio, cura anche, con personale specializzato, la gestione dei punti
di alimentazione, necessari per garantire quella
disponibilità alimentare che è indispensabile per favorire la formazione di
colonie numerose ed evitare una esagerata dispersione.
Avvoltoio di grandi dimensioni, inconfondibile per le sue caratteristiche peculiari, sia in volo che a terra. Può raggiungere la lunghezza di 105 cm. e un peso di 6-7 kg. Le ali larghe e lunghe, con le remiganti primarie "aperte", che formano delle estremità arrotondate, coda quadrata e corta, fanno si che il grifone sia ben distinguibile dai suoi congeneri per la silhouette del volo. È il più grande uccello d'Italia: ha un'apertura alare che può raggiungere i 250 cm e questa caratteristica gli permette di sfruttare in modo eccezionale le correnti, che gli consentono di veleggiare a lungo senza grande dispendio di energie (può raggiungere anche i 5000 m di altezza). Ha una vista così acuta che gli permette di distinguere un topolino fermo da 1000 metri di altezza. Il colore predominante del piumaggio negli adulti è il grigio-sabbia, più scuro superiormente e pallido nelle parti ventrali. Le remiganti primarie e le timoniere sono nere. Le parti inferiori delle ali sono caratterizzate da barre chiare. La testa e il collo sono "nudi", essendo ricoperti solo da un piumino biancastro, con un collaretto di poco più scuro, che costituisce uno degli elementi caratterizzanti per il riconoscimento di questa specie. La mancanza di piumaggio intorno alla testa e al collo, si giustifica, pare, con le abitudini alimentari di questo uccello che è quella di divorare le interiora delle carcasse di animali senza insudiciarsi le piume; Si nutre preferibilmente dei cadaveri di grossi mammiferi (evitando accuratamente di avvicinarsi ad animali vivi), che vengono ricercati in volo con la collaborazione di diversi individui: vari grifoni esplorano singolarmente porzioni diverse di territorio, rimanendo in continuo contatto visivo tra di loro; Gli è molto utile il becco uncinato per lacerare la pelle delle carcasse di cui prima dilania con il becco le interiora, poi la carne e infine la pelle; Quando un gruppo di grifoni giunge sulla carogna, non c’è spazio per nessun altro, nemmeno per altri avvoltoi. Per impressionare ed allontanare i rivali, il grifone utilizza svariate posture (gonfia il piumaggio, abbassa il collo e saltella sulle zampe) ed emette dei gracidii, dando luogo a delle vere baruffe in prossimità della carogna. Il grifone è un uccello gregario. Così come va alla ricerca del cibo in gruppi più o meno numerosi, anche la nidificazione avviene in colonie. Raggiunta la maturità sessuale a 4-5 anni, fra la fine di gennaio e marzo, iniziano le parate nuziali della coppia che consistono in lenti volteggi con picchiate verso il nido, la femmina depone un solo uovo, in genere di color bianco ma raramente può presentarsi anche macchiato di rossiccio, all'interno di un rozzo nido costituito da pelo, pelli e rami spezzati grazie al suo robustissimo becco, costruito su alti dirupi, in piccole nicchie, grotte e anfratti rocciosi per proteggersi dal caldo cocente se esposto a sud. Il nido è spesso posto nelle vicinanze di altri nidi. L'incubazione viene effettuata da entrambi i genitori e dura 54 gg. circa. Il piccolo alla nascita è ricoperto di piumino bianco e nutrito con cibo parzialmente digerito; solo più tardi i genitori provvedono ad alimentarlo con pezzi di carne che trasportano immagazzinata nel gozzo. Il piumaggio viene completato in circa 70 giorni e il primo volo può avvenire a 3-4 mesi, ponendo un'incognita e una seria ipoteca sulla sopravvivenza del giovane grifone, considerata la posizione in cui si trova il nido, cioè su alte pareti spesso a picco sulle rocce. Può avvenire infatti che una manovra maldestra, oppure un errore nella valutazione della direzione del vento, facciano precipitare il malcapitato. La sopravvivenza di questi uccelli è legata alla presenza in ogni periodo dell'anno, di mandrie o greggi allo stato brado. Dalla morte di alcuni capi di questi erbivori, non rimossi né sotterrati dall'uomo, traggono la loro esistenza questi rapaci. Considerato il basso successo riproduttivo ed il fatto che le coppie non si riproducono tutti gli anni la specie risulta particolarmente sensibile.
INDIRIZZI UTILI (emergenze grifoni):
• Comando
Stazione Forestale di Magliano
de’ Marsi
via S. Martino
10 - tel. 0863/517388
• Corpo Forestale dello
Stato – Ministero Agricoltura e
Foreste
via
Nomentana 26 - Roma - tel. 06/4824765
Belle le descrizioni e spettacolari le foto documentariste di Alessandro Fiorillo.
RispondiEliminaGrazie ;-)
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