Ricordo che lui diceva di
essere del '900, non so quando è morto, ma credo che fino a metà anni
sessanta fosse ancora in vita. Era di Castellafiume e, a turno, passava per
tutti i paesi intorno chiedendo l'elemosina. Intellettivamente era un
bambino ingenuo, semplice e buono e la gente gli dava volentieri qualcosa.
Credo che dal cielo ci avrà perdonato per quei piccoli scherzi che gli
facevamo da bambini. "Santo, cantame 'na
canzonetta" e lui "I Piave
mmommorò nnennennenné a passaggiò tipintipintipiquattro maggio, nzunzù!... n
ne saccio più".
Bussava, qualche volta, ma
il più delle volte entrava senza bussare che le case allora erano tutte con
le porte aperte. "Ciao Santo, te tè
fame? Vo magnà? ve ecco, rescallate". Quando andava via ringraziava augurando: "Cento pe uno!".
La sua enorme aspirazione
era quella di fare il soldato; se gli si chiedeva di marciare, lui
cominciava a battere i piedi dicendo "Oh
pih oh pih oh pi...".
Fumava volentieri una
sigaretta, se gliela si offriva; non la respirava, facendo un sacco di
smorfie con la bocca.
Era il più povero dei
poveri, il più innocente degli uomini: Addio Santuccio!
Gerardo Rosci
Nessun commento:
Posta un commento